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al testo di Antonella Catini
Orfeo e Euridice
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Orfeo e Euridice
Si solleva lentamente da latitudini sospese oltre, molto oltre la notte il vento dell’irrilevanza ( sento vago il suo richiamo )
Fosche trasparenze gonfiano il tifone di zolfo rarefatto dietro cui si sbriciola la pergamena disseccata ( aspiro intero il suo odore )
Dilaga e inonda l’aria una luce acida di scirocco che soffoca e asfissia il sudario della voce ( la cerco nel magma del suo delirio )
Il gesso è divenuto stigma di un’ eco ferma sul cuore del lemma incollata sulla punta della lingua ( faccio scempio della mia lira addormentata)
Brandelli di parole turbinano tra i contorni effimeri delle cose i margini fallaci delle differenze le false distinzioni , le effimere chimere le irrilevanze, tutte le irrilevanze ( fiori appassiti depongo sulla tomba del verbo )
Chiudo gli occhi dentro la mia tenebra dove intravedo , risorta dagli inferi , la voce
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Loredana Savelli
- 29/01/2011 14:36:00
[ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]
Bella anche questa: la morte di Euridice assimilata alla morte del canto, di ogni voce, ma con uno spiraglio residuo...
"Chiudo gli occhi dentro la mia tenebra dove intravedo, risorta dagli inferi, la voce"
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