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Orfeo e Euridice

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Orfeo e Euridice



Si solleva lentamente
da latitudini sospese oltre,
molto oltre la notte
il vento dell’irrilevanza
( sento vago il suo richiamo )

Fosche trasparenze gonfiano il tifone
di zolfo rarefatto
dietro cui si sbriciola la pergamena
disseccata
( aspiro intero il suo odore )

Dilaga e inonda l’aria
una luce acida di scirocco
che soffoca e asfissia il sudario della voce
( la cerco nel magma del suo delirio )


Il gesso è divenuto
stigma di un’ eco
ferma sul cuore del lemma
incollata sulla punta della lingua
( faccio scempio della mia lira addormentata)


Brandelli di parole turbinano
tra i contorni effimeri delle cose
i margini fallaci delle differenze
le false distinzioni , le effimere chimere
le irrilevanze, tutte le irrilevanze
( fiori appassiti depongo sulla tomba del verbo )

Chiudo gli occhi dentro la mia tenebra
dove intravedo , risorta dagli inferi , la voce

 Loredana Savelli - 29/01/2011 14:36:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Bella anche questa: la morte di Euridice assimilata alla morte del canto, di ogni voce, ma con uno spiraglio residuo...

"Chiudo gli occhi dentro la mia tenebra
dove intravedo, risorta dagli inferi, la voce"

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